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Tutto fango e niente erba sintetica: a Villanova Monteleone un calcio di altri tempi
Si parla di calciatori viziati, tutto social e tatuaggi. Anche tra i dilettanti. Eppure, nonostante i tempi, si possono raccontare di episodi epici, di calciatori che giocano solo per la gloria. In campi di calcio come quelli di una volta: tutto fango e pozzanghere. Specie quando piove.
E per complicare le cose ci si mette pure la nebbia. Ieri tutto questo è accaduto al Salvatore Martinez di Villanova Monteleone. Un campo che gli addetti ai lavori conoscono molto bene: ubicato nel cucuzzolo di una montagna, una porta dell’inferno con a lato una scarpata dove si sono persi 1000 palloni. Si gioca Minerva (la squadra locale) – Malaspina. Gara valida per il campionato di Seconda Categoria.
Il Minerva si deve salvare.
Ma non è questo il punto. Il risultato di 2-1 a suo favore è solo un dettaglio. La sostanza è invece lo spirito sportivo messo in mostra dalle due formazioni. Una lotta in un acquitrino, con visibilità precaria e tanta pioggia. I volti dei giocatori a fine gara stremati, più da minatori che da esteti del calcio, irriconoscibili, pieni di fango. Con ginocchia sbucciate e il freddo nelle ossa.
Eppure è stato bello giocare
Forse più bello delle altre volte e il terzo tempo è durato più del solito. C’erano tanti episodi da raccontare, in un terreno di gioco simile ad un campo di battaglia, con le orme dei protagonisti che affondavano il terreno anche di 20 centimetri.“Stamattina ho portato le maglie dei giocatori a lavare ed erano totalmente inzuppate, pesavano quasi 30 chili”– spiega il dirigente storico del Minerva Luigi Livesu -.
Un fatto inedito in primavera.
“Anche per il nostro campo, che non sarà in erba sintetica, eppure ha tante cose da raccontare. Ieri si è aggiunta un’altra bella pagina di calcio. Non tutti avrebbero giocato in queste condizioni”. Forse tra qualche anno, chissà, anche Villanova avrà a disposizione un manto in erba sintetica. Come è giusto che sia. Ma saranno in molti a rimpiangere i tempi epici: quelli in cui si rincorreva un pallone in una pozza d’acqua e dei giocatori davano ancora l’anima per conquistarlo.