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“It’s Me”: nuove sonorità nell’ultimo disco di Francesco Marras
La musica è una costante, un elemento fondamentale che spoglia da ogni sovrastruttura. Rinasce e si plasma in mille modi. Lo sa bene Francesco Marras leader degli Screaming Shadows che, dopo quattro anni, pubblica il suo nuovo disco da solista
Ciao Francesco, ci risentiamo dopo un po’ di tempo. Nel frattempo due anni difficili dove la musica è stata messa a dura prova…
Sono stati degli anni difficili per tutti, ma non mi sono mai fermato, ho suonato dal vivo in Germania (dove ho vissuto negli ultimi 2 anni e mezzo) con Martin Engelien ed il suo progetto Go Music (facendo tutti i tipi di concerto possibili : drive-in, streaming senza pubblico, a numero chiuso nei clubs con distanze di sicurezza tra i tavoli), nel 2020 sono entrato a far parte dei Tygers of pan tang con cui ho pubblicato, nel 2022, un EP di 4 brani intitolato “A new heartbeat”, nel 2021 con gli Screaming Shadows ho pubblicato un nuovo disco intitolato “Legacy of stone”, nello stesso anno ho registrato le chitarre del disco di James Robledo insieme ad Alessandro Del Vecchio e André Hildgers.
Ora finalmente la vita sembra tornata alla normalità e da Maggio 2022 mi sono esibito, con i Tygers, in: Spagna, Germania, Inghilterra, Belgio, Olanda, Italia, sia come headliners che in festivals insieme a bands come: Michael Schenker, Saxon, Loudness, Diamond Head, Paul Di Anno, Uli Jhon Roth, Adrian Vandenberg…
In Europa l’hard rock è ancora vivo, la gente ha voglia di andare ai concerti, di comprare i dischi, di divertirsi… Il pubblico è sempre molto numeroso e i fans della band mi hanno accolto molto bene.
Sono passati invece 4 anni dal tuo ultimo album solista.
E la novità che in questo ultimo tuo full-length ti sei messo a… Cantare!
Nei miei precedenti dischi solisti strumentali (“Black Sheep” del 2011 e “Time Flies” del 2018) la chitarra era la protagonista, ma quello strumentale/chitarristico è un genere di nicchia, che interessa perlopiù ai chitarristi.
Mi è sempre piaciuto cantare e quando compongo ho un’idea chiara di quello che deve essere il risultato finale, arrangiamenti, testo, linea vocale, ecc. così adesso ho ancora più controllo su quello che vado a produrre.
Sono un musicista versatile che ascolta tanti generi musicali diversi (classica, rock, blues, progressive, metal, hard rock, ecc) e la musica è il mio linguaggio, ho sempre pensato di essere nato per suonare.
Va da sé che è stata una sfida innanzitutto con te stesso…
Ero un po’ timoroso di come sarebbe stato accolto “It’s me!” e la mia voce, perché tutti mi conoscono come chitarrista, ma devo dire che il feedback che sto ricevendo è molto motivante e positivo, le recensioni hanno sempre voti alti e le vendite stanno andando bene. Il mio obbiettivo era quello di scrivere un disco ispirato, fresco e facile da ascoltare, arrivando a più persone ampliando la fan base ma continuando a suonare la musica che piace a me.
Chitarrista, cantante ma anche brillante compositore e arrangiatore.
Cosa vuoi fare da grande?
Credo che la parola giusta per la mia figura e per quello che voglio fare sia musicista, chitarrista è riduttivo. Sono sempre più convinto di essere nato per la musica e che questo sia il mio passato/presente/futuro.
Ho tantissime idee/obbiettivi che vorrei realizzare a breve/medio/lungo termine e quando tra qualche anno la mia visibilità sarà maggiore farò il possibile per aiutare altri musicisti Sardi talentuosi ad uscire allo scoperto. E di musicisti talentuosi in Sardegna ce ne sono tanti!
Il titolo “It’s Me” è dichiaratamente autobiografico. Vuoi dirci chi è oggi il musicista Francesco Marras anche alla luce delle novità sull’album?
Il titolo del disco non poteva essere più azzeccato di così, questo lavoro mi rappresenta al 100%, è il punto in cui mi trovo nel mio percorso come artista ed essere umano.
Dopo tutti gli anni che ho passato mettendo la mia vita e la mia esperienza al servizio della musica, ho imparato tante cose, sono cresciuto sia come musicista che come essere umano, gli ultimi lavori (a new heartbeat, legacy of stone e its me) dimostrano una grande crescita e maturità musicale.
Dieci brani che sposano l’hard rock più classico per quasi 40 minuti.
Un minutaggio che rimanda agli anni Settanta-Ottanta… È stata una scelta ponderata?
Assolutamente sì, volevo creare un disco di musica vera, un disco come quelli che si facevano un tempo, con un Lato A ed un Lato B, con un minutaggio perfetto per essere stampato in vinile. Negli anni 80 le canzoni nei dischi erano selezionate e solo le migliori finivano sul supporto finale, senza riempitivi. Anche la copertina e l’artwork sono un tributo agli anni 80.
Puoi farci un track by track dei dieci pezzi?
MONEY TALKS – secondo singolo del disco, su you tube potete trovare il videoclip. È un brano di hard rock classico con un riff di chitarra roccioso. Il testo rispecchia il mio punto di vista verso la superficialità della società odierna.
TAKE MY HAND – inizia con un tema dal gusto blues, country suonato dalla chitarra e dal banjo per poi sfociare in un brano d’ospite alla batteria Bodo Schopf (batterista di Michael Schenker).
YOU SET MY HEART ON FIRE – è il primo singolo del disco, su you tube potete trovare il video, il brano più rappresentativo del disco.
WE TAKE THE BLUE AWAY – inizia con un coro dal mood gospel/blues, il testo è un invito a lasciarci dietro le spalle problemi e malinconia.
THE THRILL OF THE HUNT – è un altro classico brano hard rock.
LADY OF ICE – è il mio pezzo preferito del disco, forse uno dei brani migliori che abbia mai scritto, una ballad dal sapore celtico.
IN THE NAME OF ROCK N ROLL – parla del mio trasloco dalla Sardegna alla Germania e dei sacrifici/guadagni che ne sono derivati.
DO YOU HEAR ME NOW? – è il pezzo più radiofonico del disco, il testo parla della difficoltà ad intraprendere conversazioni sensate e all’incapacità delle persone di ascoltare veramente gli altri, tutti vogliono solo parlare di se stessi.
EMBRACE THE SILENCE – inizia con un intro di hammond ispirato agli Uriah Heep, ha un tema principale dal mood psichedelico ed un ritornello aperto.
CLOSER TO THE EDGE – è il brano conclusivo del disco, nato come brano acustico voce e chitarra, è poi cresciuto diventato il pezzo perfetto per concludere il viaggio intrapreso con “Its me!”.
Questo album ha un suono clamorosamente “Seventies” rispetto ai precedenti; attinge alla tradizione heavy-rock britannica dei Deep Purple, Uriah Heep e direi anche dei primi Whitesnake… Ci racconti i motivi di questa scelta stilistica?
I miei dischi solisti sono ovviamente delle evasioni, lavori in cui posso suonare tutto quello che mi va. Avevo bisogno di qualcosa di diverso da ciò che faccio con le mie altre band, e l’hard rock è un genere che fa parte del mio dna proprio come il metal. Poi la mia voce credo sia più hard rock che metal e volevo un disco che potesse essere ascoltato in tutte le occasioni, infatti lo trovo perfetto per viaggiare e essere ascoltato in macchina.
Su “In the Name of Rock n Roll” racconti la scelta di lasciare la tua Sardegna
e nel 2019 ti sei trasferito in Germania. Qual è il motivo di questo trasloco?
Amo la mia terra (la bandiera dei 4 mori è sempre con me sul palco) ed è stata un scelta difficile, era da anni che cercavo di trovare il coraggio per fare questo passo, per fortuna sono stato supportato dalla mia ragazza che mi ha seguito e da carissimi amici che mi hanno aiutato. In Sardegna però tutto scorre più lento e ci sono pochi sbocchi per un musicista Hard Rock/Metal.
Così dopo aver avuto un po’ di esperienze con musicisti esteri ho capito che era il momento giusto per trasferirmi.
Anche questa volta dai sempre molto spazio alla melodia… Quanto è importante in fase compositiva nella struttura di una canzone?
La melodia è molto importante nella scrittura dei brani, anche per questo ho scelto un cantato che avesse molto respiro, creando un dialogo con gli altri strumenti. Canzoni che possono sembrare semplici, melodiche e facili da assimilare, ma allo stesso tempo rocciose e solide.
Vuoi parlarci dell’hammond che ‘scalda’ il sound e le atmosfere del disco e rimandano inevitabilmente ai maestri Deep Purple ma anche al rock sudista americano dei Lynyrd Skynyrd in “Take my hand”?
Il suono dell’hammond è forse l’elemento che rende più ‘seventies’ il sound del disco.
Ho lavorato con un bravissimo tastierista Sardo che si chiama Marco “Lord” Cossu, con cui sono in contatto da anni.
Non volevo caricare troppo gli arrangiamenti di chitarra e, in vista della possibilità di portare il disco dal vivo, avevo bisogno di uno strumento che supportasse e dialogasse con la chitarra.
Una line-up che ha molto di Sardegna. Oltre Marco “Lord” Cossu tastiere e hammond vuoi parlarci di Marco Garrucciu e del violino di Emanuele Martinez?
Sono entrambi dei carissimi amici ed era molto importante per me ospitarli nel disco.
Marco Garrucciu è un cantante/chitarrista eccezionale, ha cantato tutte le doppie voci del disco ed ha fatto un lavoro splendido, le nostre voci si fondono alla perfezione e rinforzano i ritornelli. Emanuele Martinez lo conosco dai tempi del conservatorio, è un bravissimo violinista ed è ospite nel brano “Closer to the edge”, la sua parte nel ritornello ha un gusto molto Pink Floydiano.
Un disco oserei dire molto più intimista. Si sente una certa maturità compositiva e consapevolezza dei propri mezzi.
La musica è la mia terapia, la mia valvola di sfogo, mi aiuta a trasformare le emozioni negative ed il dolore in un qualcosa di creativo e positivo, liberandomi. Con i testi cerco di trasmettere sempre un messaggio positivo e motivante, attraverso il mio punto di vista e le mie esperienze personali.
La chitarra è al servizio della canzone con una funzione più corale. Sbaglio?
Sì hai ragione, in questo disco la chitarra supporta la voce, è al servizio della canzone, che rimane sempre la cosa più importante. Sono il primo che reputa le dimostrazioni di tecnica fine a se stessa noiose. Ho utilizzato strutture e arrangiamenti più fluidi, in modo che l’ascolto del disco fosse leggero e divertente.
Insomma, album solista, la tua band storica, gli Screaming Shadows, non stai un attimo fermo! Come riesci a “incastrare” tutto nella tua giornata che suppongo sia sempre di 24h?
Sono una persona disciplinata, programmatrice, abitudinaria e determina a cui non interessa la “movida notturna” o la vita sociale. Per me sono importanti le amicizie vere. Non sono interessato a cose superficiali e con la musica vorrei lasciare un segno del mio passaggio su questo pianeta.
E poi la classica ciliegina sulla torta: da ottobre 2020, sei il chitarrista della band inglese Tygers Of Pan Tang, icona della NWOBHM. Raccontaci un po’ nei dettagli di questa collaborazione nata in pieno Covid…
Sono entrato ufficialmente nella band il 14 Ottobre 2020 ma per il primo anno e mezzo non ho avuto modo di incontrare i componenti della band Inglesi Robb, Craig e Huw, mentre con Iacopo (il cantante della band) ci siamo incontrati un paio di volte in Germania. Durante il lockdown, non potendo suonare dal vivo, abbiamo lavorato al nuovo materiale, è stato un periodo molto creativo e stimolante, in cui ci scambiavamo idee, ci confrontavamo sui brani ed è così che è nato il nuovo album, con un lavoro di squadra. Il nuovo lavoro delle tigri uscirà a Maggio 2023 e non vediamo l’ora di farvelo ascoltare.
E anche il cantante Jacopo Meille è italiano. Suppongo non abbia avuto difficoltà ad ambientarti velocemente…
Per me il fatto di avere un altro Italiano nella band è stato di fondamentale importanza, mi ha aiutato molto. Iacopo è un grande cantante/frontman e l’alchimia tra noi ed i membri della band è nata subito, senza difficoltà.
Ti lascio ai saluti con un arrivederci a dicembre; se non sbaglio sarai a Sassari per uno show…
Suonerò con gli Screaming Shadows a Sassari, Venerdì 9 Dicembre al Beat 61 e Sabato 10 Dicembre a Cagliari, al Fabrik. Il mio nuovo disco solista “It’s me!” è disponibile in formato CD dal mio sito www.francescomarras.com ed in digitale su tutte le principali piattaforme come Spotify, iTunes, Deezer, Amazon mp3, YouTube Music, ecc.
Ciao a tutti e buona musica!