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TROLL: NON SOLO FAVOLE!
Il troll è dappertutto, e spesso non basta disconnettersi da Internet per evitarlo
Il troll è nella mitologia nordica, una creatura umanoide che vive nelle foreste norvegesi e della Scandinavia. Da sempre presente nelle tradizioni popolari, ha avuto una vasta eco nella letteratura e nel cinema fantastico alimentando miti e leggende fiabesche fino ai giorni nostri. Anche la tradizione anglosassone ha abbracciato i racconti del troll contribuendo a mantenerne vivo il folclore tra mito e leggenda. Tradizionalmente malevoli nei confronti degli uomini, nelle fiabe i troll vigilano morbosamente su tesori e sono descritti come artigiani di rara abilità. La loro natura è comunque maligna. Il significato, attualizzato ai giorni nostri, si è adattato agli ambiti più svariati. La quotidianità e la cronaca dei giornali, riportano spesso episodi di “trolling”. Probabilmente anche il vostro condominio ha un troll inaspettato che si manifesta in tutta la sua acredine in una di quelle infuocate assemblee condominiali. Riunioni spesso al limite del tragi-comico dove nessuno dei punti all’ordine del giorno soddisfa le sue aspettative. È colui che vi contesterà anche la fornitura delle lampadine usate per illuminare le scale perché ne esiste una che costa meno. Ma il provocatore è in fila alla Posta o alla cassa del supermercato. Perfino alcuni nazioni possono essere considerate dei troll a causa delle loro scelte politiche. Ma è nell’ambito informatico che il troll del ventunesimo secolo ha trovato il proprio habitat virtuale, la famigerata “zona comfort”, grazie alla consapevolezza crescente dell’anonimato e oscurando quasi completamente il significato originario del termine declassando di fatto quello antropologico. Oggi il termine è stato mutuato per identificare un “disturbatore seriale” che interviene nelle comunità virtuali come i social network dove è relativamente facile esporsi con un profilo falso ( fake) col solo scopo di fomentare “flames”: messaggi deliberatamente ostili e provocatori verso un altro individuo specifico col quale si condivide una discussione o un tema. Azael, creativo di Diecimila.me, tra gli ideatori del celebre profilo Twitter (falso) del guru del M5S Casaleggio, recentemente scomparso, spiega: «È come una sanguisuga che si ciba del sangue altrui. Ecco perché c’è solo un modo per evitarlo: non nutrirlo.»
Ma è il troll come “prodotto di laboratorio” la nuova frontiera. Sta acquisendo sempre più rilevanza nelle dinamiche commerciali della rete.
Non si tratta più solo di adolescenti brufolosi, annoiati e dispettosi protetti dall’anonimato di uno schermo che deridono e punzecchiano gli altri. Ora il troll è un mercenario al soldo di organizzazioni. Se necessario, colpisce con forza e cattiveria con comportamenti sempre più anarchici. “Frodata la legge, trovato il rimedio”. Forse. Il confine tra lecito e illecito è spesso molto labile. Un’azienda danneggiata può reagire rivolgendosi a società che “resettano” la reputazione digitale “cancellando” dalla rete i contenuti considerati dannosi. Si pensi alle polemiche divampate nel recente passato contro popolari portali web quali TripAdvisor che prevede recensioni degli utenti. Il tutto ha dei costi talvolta proibitivi. Da contraltare emerge che «per avvalersi dei servizi dei troll che diffamano si spende altrettanto se non almeno doppio, trattandosi di un’attività illegale» come specifica l’Intelligence & Defense Advisors. L’industria dei troll ha creato nuovi posti di lavoro e alcune fonti giornalistiche parlano di forti investimenti in milioni di euro per reclutare troll con la finalità di arginare in rete l’ondata degli euro scettici. Anche in Italia negli ultimi anni, le bacheche Facebook e Twitter si sono saturate di brutture create ad hoc. A prescindere dalla tipologia di organizzazione, i troll sono stati arruolati.
Andrea Loi
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