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Il presidente Stefano Udassi fa gli auguri alla sua Torres per i suoi 119 anni
«Un orgoglio essere stato parte della storia del club ed un onore essere oggi parte di questo progetto»
«Una splendida signora di 119 anni, la nostra Torres. Per me personalmente è motivo di grandissimo orgoglio e di emozione, alla soglia del traguardo dei 120 anni dalla fondazione del club, rivestire l’importante carica di presidente in questa società. Lo sarebbe a prescindere, lo è ancora di più per una persona come me che la maglia rossoblù l’ha indossata sul campo. Per questo, ribadisco, sono orgoglioso di esserci ed emozionato per quel che sto vivendo.
Ma allo stesso tempo rappresentare la Torres è anche motivo di responsabilità, perché questa proprietà ha il chiaro obiettivo di fare le cose per bene, senza proclami urlati ma con le capacità e la determinazione di chi lavora per raggiungere il miglior risultato possibile. Lavoriamo, tutti, per dare ai tifosi le soddisfazioni che tutti ci auguriamo di raccogliere.
Perché è ovvio che le ambizioni dei tifosi sono le nostre ambizioni, i sogni della tifoseria sono i nostri sogni: viviamo le stesse emozioni da prospettive diverse, mettendo in campo sugli spalti in tribuna, dietro le scrivanie e nello spogliatoio una passione forte e condivisa. Tutto questo ci porta a fare ancora di più e ancora meglio, proprio per dare le meritate soddisfazioni a chi ci crede, a chi ci ha sempre creduto e a chi in futuro vorrà accompagnarci in un cammino che porta da qui a chissà dove.
La Torres ha 119 anni, ha una storia pazzesca e ha scelto di ripartire da parte della sua storia per dare vita e forma a questo progetto, da giocatori che han fatto la storia rossoblù e oggi sono tornati per dare una mano. Questa è identità. Una simbiosi che fonde la squadra alla città, miscela che è indiscutibile valore aggiunto.
Va dato merito alla proprietà per la visione complessiva del progetto, proprietà che ringrazio per aver individuato in me e in ogni parte del gruppo, dello staff, della squadra e del team, elementi che per passato, per capacità, per attaccamento e competenze possono essere pilastri utili a costruire le fondamenta di un’idea lungimirante, poggiata su basi solide, sulla concretezza e su una forte volontà. Siamo contenti, di quanto fatto in questi mesi passati insieme.
Abbiamo gioito, sofferto, vissuto momenti particolari come è naturale che sia nel calcio e nello sport. Poi è normale che gli umori sono sempre un po’ legati ai risultati. Ed è normale che ogni uomo di sport scende in campo per vincere e si rode per la sconfitta. Ma siamo arrivati a oggi, il gioco non è finito, anzi si fa sempre più complesso e interessante.
I ragazzi ce la stanno mettendo tutta, nessuno si risparmia: ne siamo felici, speriamo che ci rendano ancora più felici in questo finale di stagione che ci vede impegnati già domani nei quarti di Coppa Italia, cui teniamo tantissimo, e in un finale di campionato tutto da giocare.
Sotto l’aspetto sportivo siamo contenti, posto che non si molla di un millimetro e che ci aspettiamo i ragazzi spingano ancora più forte sull’acceleratore. In questo momento serve che la Sassari calcistica, la Sassari sportiva, si appropri con ancora più veemenza e convinzione del suo ruolo di 12mo uomo in campo: la squadra ne ha bisogno, ha bisogno quella spinta che c’è stata sino adesso e deve essere sempre più forte ed assordante.
Lo meritano i ragazzi e lo merita questa società che in meno di un anno, dato oggettivo posto che non spetta certo a me giudicare, credo abbia fatto qualcosa di bello e importante. E ha ancora tanto da fare.
I nostri sono giocatori intelligenti che tengono particolarmente alla maglia, ragazzi che sono nati e cresciuti in città, che capiscono cosa vuole dire indossare il rossoblù sopra e sotto la pelle, che sanno cosa significa vivere Sassari. Anche i non sassaresi però lo hanno capito, e la nostra maglia la indossano fieri di indossarla: perché il rapporto che lega la Torres, Sassari e i sassaresi è fortissimo, ed è legame che può e deve fare la differenza».