Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
Necropoli di Montessu, dove dolore e paradiso si incontrano
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Nella necropoli di Villaperuccio sono state censite almeno 40 Domus de Janas, ma solo una di queste è decorata con il simbolo della spirale. Un enigma non ancora del tutto risolto
Un luogo di dolore che sembra un angolo di paradiso. Un ossimoro? Forse. Eppure la necropoli di Montessu, sita a due chilometri da Villaperuccio (Sulcis), oggi sembra un piccolo Eden. Non solo perché è un sublime angolo di pace, ma anche perché il verde pendio in cui sorge induce alla meditazione, a riflettere sul mistero della vita. Da dove veniamo? chi siamo? dove andiamo? E infine, tutto ciò che vediamo o tocchiamo è la creatura di un dio o il frutto di un’evoluzione lenta ma inesorabile? Per secoli, religione e scienza hanno viaggiato assieme, poi la scienza ha intrapreso la strada della conoscenza sperimentale, mentre la religione è rimasta al palo, anche se è meraviglioso pensare che un giorno potremmo ricongiungerci e rincontrarci con in nostri cari.
Ed è senza dubbio a questa possibilità che si sono aggrappati anche i nostri avi: il sito di Montessu è pervaso di devozione e di speranza. Lo dicono i disegni che si possono osservare dentro le tombe, le pietre, il modo in cui venivamo seppelliti gli uomini 5 mila anni fa (siamo nel neolitico finale in ambito culturale di San Michele di Ozieri). In questo anfiteatro naturale possono essere osservate almeno 40 tombe e Domus de Janas, spesso complesse, disposte in maniera simmetrica e allineate secondo un disegno che per gli studiosi potrebbe essere preordinato. Lo schema planimetrico è quello pluricellulare, con camera maggiore circondata da più nicchie sopraelevate.
Molte di queste tombe sono state deturpate con l’uso della dinamite da parte dei pastori, per asportarne il soffitto a volta, che capovolto serviva da abbeveratoio o mangiatoia per pecore e maiali. Per una più scientifica descrizione del luogo, ci affidiamo a quanto si legge sul sito Sardegna Cultura: “Le camere sono precedute da vestiboli curvilinei o rettangolari, gli ingressi sono chiusi da portelli di pietra incassati in riseghe o in cavità scavate sulla soglia. Altre sepolture, caratterizzate da ambienti quadrangolari, presentano profondi vestiboli in parte ricavati nella roccia e in parte delimitati da strutture ortostatiche, una anticella e due camere disposte in successione assiale longitudinale. Cavità, nicchiette e coppelle fungono da luogo di posa di elementi di corredo o alludono al culto della dea-madre neolitica”.
Inducono alla riflessione anche le moltissime decorazioni che con il passare degli anni hanno dato un nome alle tombe: motivi a spirale, corna taurine (il simbolo della divinità maschile?) incise in bassorilievo nella roccia, disegni che riportano alla mente le incisioni dell’antica Britannia megalitica e all’era del toro. In alcune domus possono essere osservate tracce di colore rosso, tinta molto familiare anche nell’antico Egitto, era infatti il colore della rigenerazione. Un tuffo al cuore lo si sente quando si osserva la tomba delle spirali: la volta è purtroppo crollata, ma questo piccolo disastro dà la possibilità di una più facile osservazione della sua decorazione interna. Alcuni studiosi ritengono che le spirali della prima tomba simboleggino una divinità femminile.
Un capitolo a parte merita La tomba delle corna, che si distingue dalle altre per la presenza, in varia forma, delle corna alludenti al culto del dio-toro, scolpite sia nella volta che nel gradino ai piedi dell’ingresso della domus. Molto interessanti le tombe santuario (Sa Cresiedda e Sa Grutta de is Proccus), chiamate così per le loro dimensioni. Si presentano “con un ingresso monumentale alto circa due metri, anticella, e camera di fondo separata dall’anticella, mediante una parete forata da due aperture laterali e da un piccolo portello centrale. Nella necropoli si notano anche dei cerchi di pietre che demarcano l’area davanti all’ingresso di alcune tombe. Sulla facciata di una tomba, a destra poco sopra il portello, scavati nella roccia si trovano tre piccole cavità di forma particolare, probabilmente servivano per applicarvi oggetti o decorazioni legate al culto dei morti”.
La necropoli – spiega cittaturistica.it – fu scoperta quasi per caso quarant’anni fa. “A Montessu si organizzavano dei pranzi dopo aver partecipato alla caccia alla volpe – aveva raccontato il sindaco di allora, Antonello Pirosu – a uno di questi banchetti una volta prese parte anche il Professor Enrico Atzeni dell’Università di Cagliari che capì immediatamente che quelle serie di grotticelle che in passato offrivano riparo ai pastori erano in realtà una necropoli.
Per visitare al meglio la necropoli di Montessu si consiglia di prenotare la visita guidata, le guide hanno un’ampia conoscenza della necropoli e della preistoria della zona. Intorno alla necropoli (l’area è suddivisa in due zone: Su Crabi e Su Cungiau de Pittanu) – si possono osservare alcuni nuraghi e nella pianura nei pressi di Villaperuccio sono presenti vari menhir dello stesso periodo. Non dobbiamo cancellare il nostro passato, anzi dobbiamo conoscerlo, perché nel bene o nel male ci ha reso quello che siamo oggi.
Giorni, orari e prezzi di visita della Necropoli di Montessu:
Il sito è aperto tutti i giorni, dalle ore 9,00 alle ore 17,00.
Biglietto intero: 5 euro
Biglietto ridotto (bambini fino ai 12 anni, pensionati, o per gruppi di oltre 15 persone): 3 euro
Per maggiori informazioni e aggiornamenti:
Telefono allo 0781.64040 (dal lunedì al venerdì), che via email info@mediterraneacoop.it.