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Calo demografico, Sardegna sempre meno abitata
L’allarme: Entro il 2050 popolazione sotto il milione e 600mila e interi paesi della Sardegna saranno scomparsi
La popolazione sarda si concentrerà sempre di più tra le città di Cagliari, Sassari e Olbia, con “le macro aree di Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Oristano e Nuoro destinate a perdere circa un quarto della popolazione che attualmente risiede”.
Il preoccupante scenario è frutto di una previsione demografica fatta da Eurostat, e ripresa in un’interrogazione sull’emergenza spopolamento presentata dal consigliere regionale del Pd, Salvatore Corrias, sindaco uscente di Baunei, in Ogliastra.
I numeri contenuti nel documento protocollato a Palazzo parlano chiaro.
Nel giro di un anno, tra 2019 e 2020, la Sardegna è passata da 1.611.621 abitanti a 1.598.225, pari a un calo demografico di 13.396 unità.
Il segno negativo sulla popolazione è in primo luogo dovuto all‘alto numero di decessi, “anche legati alla pandemia”: nel 2019 erano stati 17.003, mentre l’anno scorso se ne contati 18.994. E il 2021 non sembra andare meglio: al 31 agosto, si sono registrati 12.277 morti a fronte degli 11.984 registrati nello stesso periodo del 2020.
Si aggiungano i numeri del calo delle nascite: nel 2019, ultimo dato aggiornato e pubblicato dall’Istat, sono state 8.858, ciò che ha fatto crollare il tasso di natalità al 5,14 contro i 7,95 del 2011. Vuol dire una perdita di quasi tre punti in dieci anni.
L’insieme dei dati mostra un scenario drammatico. Corrias dichiara che “entro il 2050 la Sardegna rischia di perdere il 28 per cento della popolazione“, considerando anche i tanti giovani costretti a cercare un posto di lavoro fuori dall’Isola. Una fuga di cervelli sempre più inarrestabile.
Il consigliere del Pd ha indirizzato l’interrogazione all’assessore agli Enti locali, Quirico Sanna, anche alla luce del fatto che l’Anci, l’Associazione dei Comuni presieduta da Emiliano Deiana, continua ad avere il tema dello spopolamento in cima all’agenda politica “perché sui sindaci ricadono le conseguenze di un fenomeno che ha come effetto il taglio dei servizi essenziali da parte dello Stato centrale e della Regione”. È così per scuole, ospedali e trasporti. Ma senza istruzione, sanità e collegamenti l’abbandono dei piccoli centri è destinato ad accelerare.
Corrias mette sul piatto anche il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza che “prevede interventi specifici a sostegno dei piccoli centri, ma non è dato sapere ancora quali siano i progetti sul tema proposti della Sardegna”. Adesso si attende una risposta dalla Giunta. Anche perché non c’è molto tempo da perdere.