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Stefano Oppo, un bronzo che luccica come l’oro
Il sogno di una vita è diventato realtà sul bacino del Sea Forest Waterway di Tokyo, il canottiere di Oristano ha coronato il suo grande sogno, conquistare una medaglia alle Olimpiadi
di Paolo Salvatore Orrù
“È come quando partorisci: maledici il dolore, ma poi il figlio in braccio ti dà la voglia di un altro bambino. Così è per la medaglia e le Olimpiadi”, aveva detto Josefa Idem dopo aver vinto la medaglia d’argento, perdendo l’oro per soli 4 millesimi, ai Giochi della XXIX Olimpiade di Pechino del 2008 nel K1 500 m. Dopo aver ascoltato le parole pronunciate da Stefano Oppo, medaglia di bronzo a Tokio 2020 nella specialità canottaggio 2 di coppia pesi leggeri, a noi di City&City è tornata in mente la frase buttata lì con tanto trasporto subito dopo quella ‘sfortunata’ gara dalla immensa atleta italo-tedesca. Perché nel giovane sardo, è nato ad Oristano nel 1996, abbiamo avvertito la stessa passione che per decenni ha guidato la vita atletica della mitica Josefa.
Con una differenza però, Stefano è nato in Sardegna, in una città baciata dal sole e dal mare, famiglia originaria di Ghilarza. Nelle biografie spuntate come funghi nelle prime pagine dei giornali, qualcuno ha sostenuto che il giovanotto per diventare un grande della sua specialità si era allenato per anni nello stagno di Santa Giusta (magari sfidando in velocità i famosi muggini della laguna). Niente di più inattendibile, lui ha cominciato a remare a Torregrande, qualche giorno dopo aver ricevuto una pallonata sullo stomaco nel corso di una partita disputata in un polveroso campo di calcio della Città di Eleonora. “Appena sono uscito dal campo, ho pensato: questo sport non fa per me”. Magari sarebbe potuto diventare un ottimo portiere, il fisico ce l’ha: ha muscoli potenti, è agile ed è alto 1.87.
Evidentemente, però, gli dei dell’Olimpo avevano preparato per lui un destino diverso. Anche lui sentiva chiaramente che il mondo dello sport gli avrebbe potuto dare molte gioie (e anche qualche dolorino), certo allora non aveva pensato di poter vincere una medaglia alle Olimpiadi. A convincerlo ad intraprendere la “carriera” era stato il fratello maggiore, Matteo, che – indubbiamente – deve possedere una qualche capacità di premonizione. “Ma anche i miei genitori hanno mi supportato con entusiasmo”, racconta adesso l’asso. La sua attività agonistica è cominciata a nove anni, presso il Circolo Nautico di Oristano (“il mio primo maestro è stato il grande Antonio Marras”); nel 2010 (“avevo 15 anni”) passa i test per entrare nel college della nazionale a Piediluco, in Umbria.
Lascia l’isola con qualche rimpianto: “Perché a quell’età è sempre doloroso lasciare la famiglia, gli amici, i compagni di classe, sia pure per rincorrere un sogno che per me era diventato importante”. Il giovane Oppo va subito veloce. Nel 2011 – come si legge nel su kit di presentazione curato da Camilla Frigerio, la sua fidanzata – disputa la sua prima competizione in maglia azzurra ed è un successo. Anno dopo anno, Stefano è presente a tutti gli appuntamenti più importanti della stagione. Con grande sacrificio e passione conquista i suoi obiettivi, fino al sogno più grande: a soli 20 anni vola alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 e sfiora di pochissimo il podio, giunge quarto. Attualmente Campione d’Europa, 3 volte vice-campione del mondo, 1 oro e 3 argenti in Coppa del Mondo.
Grinta e decisione le sue doti migliori. “Il quarto posto a Rio mi lasciò con un po’ di amaro in bocca: sapevo che nelle mie braccia e in quelle del mio compagno, Pietro Ruta, c’era la forza per fare meglio”, racconta ora Stefano. “Con Ruta”, ci spiega l’atleta sardo, “abbiamo lavorato duramente per conseguire il risultato che abbiamo centrato in Giappone. Possiamo definirci gemelli (anche se lui ha qualche anno in più di me): viviamo nella stessa stanza più di 300 giorni all’anno”. L’amicizia dà forza, soprattutto quando si devono affrontare avversari molto forti. Una consonanza di intenti, una sincronia che è stata raggiunta con i sacrifici: “Stiamo in acqua tre ore ogni mattina e ci alleniamo di sera in palestra per almeno altre due ore, con un obiettivo: migliorare il nostro gesto tecnico”.
Perché il canottaggio non è solo forza. “A questi livelli la forza ce l’hanno tutti (è il 60%), quindi dobbiamo concentrarci sul restante 40%”. Tutti gli atleti hanno il loro eroe. Per Oppo è Michael Phelps, un ex nuotatore che i giornali di tutto il mondo avevano battezzato “il Proiettile di Baltimora”. Più che a un eroe, l’atleta più ammirato dall’oristanese ricorda uno dei supereroi disegnati dalla Marvel Comics: è l’olimpionico più decorato della storia con il maggior numero di medaglie (28), medaglie d’oro (23), medaglie individuali (16) e medaglie d’oro individuali. “Non posso dire di averlo conosciuto, sono però riuscito a strappargli una foto a Rio. Ammiro tutto di lui, in particolare la sua forza di volontà”, ha confermato Stefano.
Durante la gara di Tokio, il sardo e il suo socio hanno sofferto. “Il nostro sogno era quello di vincere la medaglia che ci era sfuggita a Rio. Quando abbiamo visto che irlandesi e tedeschi remavano più forte di noi, abbiamo mantenuto il ritmo. Abbiamo anche pensato all’argento, ma forzare un po’ di più avrebbe potuto provocare un dispendio di energie che avrebbe potuto agevolare il ritorno di chi stava dietro di noi, così abbiamo deciso di accontentarci”.
Perché il detto “chi troppo vuole nulla stringe” deve essere stato coniato da di chi aveva sentito l’amaro di quel “nulla stringe”. Il futuro? “Continuerò ad allenarmi, ho 26 anni, le prossime Olimpiadi saranno fra tre anni mica fra un millennio”. In buona sostanza, “lavorerò per essere a Parigi nel 2024”.
“Dalla terra nasce l’acqua, dall’acqua nasce l’anima: è fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio e tanto altro”, ha scritto Eraclito. Che cos’è cambiato nel mondo da quando il filosofo greco ha espresso questo pensiero?
Nulla, non c’è vita senza acqua.
E per qualcuno non c’è sport senza H2O, ma non c’è neppure vita se non si pensa anche ai più sfortunati. Per questo Oppo è al fianco di O.S.V.I.C, Onlus Oristanese attiva dal 1981 a livello internazionale con una serie di progetti sociali e umanitari rivolti a chi vive situazioni di emarginazione ed esclusione. Oppo è Ambassador del progetto sociale Casa Tumaini, casa-famiglia costruita in un villaggio del Kenya che ospita bambini e ragazzi fino alla piena maturità, orfani e affetti da HIV. “L’obiettivo è il loro re-inserimento all’interno della società attraverso l’istruzione e la sanità”, ha detto. E le vacanze? “Amo immergermi nel mare di San Giovanni di Sinis: perché lì c’è un mare perfetto, lì c’è Tharros, lì ci sono i miei ricordi. La magia della Sardegna”.
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Articolo pieno di notizie e sfumature, che fa appassionare allo sport e che va oltre lo sport. Un passaggio molto bello, con cui mi complimento con l’Autore: “Dalla terra nasce l’acqua, dall’acqua nasce l’anima: è fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio e tanto altro”, ha scritto Eraclito. Che cos’è cambiato nel mondo da quando il filosofo greco ha espresso questo pensiero? Nulla, non c’è vita senza acqua. E per qualcuno non c’è sport senza H2O, ma non c’è neppure vita se non si pensa anche ai più sfortunati”.