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Esclusiva City&City | Febbre a 40 per l’Italia Team! Intervista al Presidente del CONI Giovanni Malagò: «E adesso lo sport in Costituzione»
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Parafrasando il celebre motivo musicale e canzone ufficiale del campionato del mondo 1990 svoltosi in Italia, è stata un’estate italiana questa del 2021 per i colori azzurri. Dopo il trionfo della nazionale di calcio agli europei inglesi , sono ancora fresche e ben impresse nella nostra mente le prodezze dei nostri atleti nel Sol Levante alle recenti Olimpiadi di Tokyo. E ci riferiamo in modo particolare agli atleti sardi, che hanno ben figurato alla kermesse a cinque cerchi. Per l’occasione abbiamo voluto raggiungere telefonicamente il Presidente del Coni e membro del CIO, Giovanni Malagó che ha guidato l’Italia al record storico di 40 medaglie certificando la più grande Olimpiade di sempre per lo sport italiano. Nella spedizione olimpica regnava l’ottimismo e la consapevolezza di poter ben figurare ma certamente non si poteva presagire un tale risultato così eclatante, tanto meno dalla velocità nell’atletica leggera rimasta ancorata al mito e alle imprese di Pietro Mennea.
Presidente, innanzitutto auguri per la riconferma per il prossimo quadriennio Olimpico e a proposito di nomine cosa mi dice di quella nel CIO, in quota atleti, di Federica Pellegrini?
È il giusto riconoscimento per un’atleta straordinaria che, dopo aver vinto tutto e disputato cinque edizioni dei Giochi Olimpici, ora potrà dare il suo importante contributo in Commissione Atleti CIO. Al tempo stesso, è un successo politico internazionale poiché l’Italia, finora, aveva avuto soltanto un rappresentante in quota atleti, Manuela Di Centa. Ciò dimostra ancora una volta come, in ambito sportivo, il nostro Paese sia stimato e apprezzato nel mondo e ritenuto credibile dai propri interlocutori.
Ci racconta questa prima esperienza di Olimpiade in periodo di Pandemia.
È stata un’Olimpiade strana, difficile da organizzare, ma dal punto di vista simbolico è stata importantissima: un mondo che non si ferma e, nonostante l’assenza di pubblico, si dà appuntamento a Tokyo per i Giochi della ripartenza. La pandemia ha contribuito ad alzare muri e a isolarci, l’Olimpiade di Tokyo ha dato speranza e noi, vincendo, abbiamo unito il Paese.
Chiaramente a fine Olimpiadi si fa un bilancio di quello che è il medagliere della nostra Italia. Mi sembra sia stata una spedizione abbastanza prolifica come numero di medaglie. Tra le migliori di sempre anche come numero di atlete/i partecipanti?
Sì, a Tokyo abbiamo realizzato il nostro record storico di medaglie: mai l’Italia era riuscita a conquistare 40 medaglie in un’edizione dei Giochi, con cinque ori nell’atletica, sette medaglie nel nuoto e podi in ben 19 discipline. Abbiamo reso felice il Paese, gli ascolti tv sono stati strepitosi. Tutta l’Italia, a partire dal Presidente Mattarella e dal Premier Draghi, ha fatto il tifo per noi. È stata un’edizione unica, siamo andati a medaglia in ogni giornata dei Giochi. È stata veramente un’estate italiana.
C’è stata anche una bella compagine sarda con 11 atleti e due medaglie portate a casa. Noi consideriamo anche i sardi di adozione come il ct tecnico Meo Sacchetti.
Sì, c’è molta Sardegna nella staffetta 4×100 che ha vinto uno storico oro nell’atletica. Penso a Lorenzo Patta o a Filippo Tortu che ricorda sempre con affetto le sue origini sarde. C’è poi un importantissimo bronzo conquistato da Stefano Oppo nel Doppio PL di canottaggio, insieme a Pietro Ruta. Ma ha ben figurato anche un sardo d’adozione come il ct Meo Sacchetti che con la Nazionale di pallacanestro, con in rosa Marco Spissu, se l’è giocata contro tutte le avversarie incontrate.
A proposito di sardi di adozione ricordiamo Gigi Riva insignito del Collare d’oro al merito sportivo.
Conservo gelosamente le emozioni provate in occasione della consegna svoltasi prima di Cagliari-Juventus. È stato il doveroso omaggio a un vero e proprio gigante del calcio italiano. Gigi è stato il realizzatore dei sogni calcistici degli italiani, è un esempio unico e speciale che si è sempre contraddistinto, dentro e fuori dal campo.
Non dimentichiamo anche Barella e Sirigu che nell’estate italiana, insieme agli altri azzurri ci hanno regalato un titolo europeo nel calcio.
Sì sono stati protagonisti di un successo emozionante, contro tutto e tutti. Ci hanno regalato delle ‘Notti Magiche’ che, per i colori italiani, sono poi proseguite a Tokyo 2020.
Quale è Il suo rapporto con la Sardegna dello Sport?
Conosco molto bene la vostra realtà. Il mio legame personale e istituzionale con la vostra Isola è fortissimo e io, in Sardegna, mi sento veramente a casa. Dal punto di vista sportivo, invece, l’Isola, nonostante problemi infrastrutturali e criticità riscontrate anche in altre realtà, riesce comunque a regalarci delle eccellenze, magari frutto dell’impegno e della passione dei singoli, ma comunque importantissime nel panorama sportivo nazionale.
In tutte le spedizioni Olimpiche ci sono sempre le piccole delusioni e le grandi sorprese. Mi dice le sue?
Avevo previsto 39 medaglie, ci sono andato vicino. Ma di tutti gli ori vinti ne avevamo previsti uno e mezzo… gli altri sono stati delle piacevolissime sorprese. Lo avevo detto alla vigilia dei Giochi: ne vedremo delle belle. Ci sono state sorprese incredibili, ma era inevitabile dopo il Covid e in una situazione unica come il gareggiare a porte chiuse. C’è stata qualche delusione, ma avremo tempo di analizzare le varie situazioni.
Non sono mancate anche questa volta le polemiche politiche, a volte anche sterili, a seguito di una sua dichiarazione. Parlo dello IUS soli, IUS culturae e IUS sportivo. È così difficile fare questo salto di qualità?
Il CONI non fa politica e non legifera, io non faccio politica. Ho soltanto chiesto un aiuto per poter fare meglio, anticipando l’iter burocratico, in modo che le nostre atlete e i nostri atleti possano avere la cittadinanza al momento giusto e non dovendo attendere due-tre anni di gestazione. Il rischio è che l’atleta smetta, gareggi per il suo Paese d’origine o che arrivi un Paese terzo che in un minuto gli dà la cittadinanza sottraendoci un atleta che è stato formato in Italia, dalle nostre società.
A proposito di politica e riforma dello sport a che punto siamo con l’indipendenza dello sport? Ci guadagna di più lo sport con l’ingerenza della politica o ci guadagnerebbe di più quest’ultima se succedesse esattamente il contrario con il trasferimento dei sani valori?
Qualsiasi cosa dica ora può venire strumentalizzata. Avremo una serie di incontri per fare il punto della situazione. Sta di fatto che se non fosse stato convocato il Consiglio dei Ministri con un solo punto all’ordine del giorno, prima delle dimissioni del Premier Conte, saremmo stati a Tokyo nella stessa situazione della Russia: senza bandiera e senza inno. Inoltre, lo sport, a qualsiasi livello, non può avere tempi e regole di una qualsiasi società per azioni. Serve un provvedimento che consenta di agire in tempi rapidi.
Le faccio una provocazione. Come avviene in tanti altri paesi europei cosa ne pensa dello sport come diritto del singolo cittadino da inserire in Costituzione?
L’ho chiesto e detto più volte: sarebbe bello che lo Stato inserisse la parola sport in quella che viene definita la Costituzione più bella. I tempi sono maturi per fare qualcosa in questo senso. Come, allo stesso tempo, sarebbe bello che lo Stato riversasse energie e risorse nello sport nella scuola.
Dopo le ultime tre domande più politiche che sportive finiamo in allegria. Ci racconta un aneddoto simpatico avvenuto in questa spedizione olimpica?
Probabilmente la telefonata di complimenti del Premier Mario Draghi, mentre Marcell Jacobs era in zona mista per commentare un fantastico oro nei 100 metri arrivato subito dopo quello vinto da Gianmarco Tamberi nel salto in alto. Segno della partecipazione delle nostre Istituzioni nei successi dei nostri campioni.