Serie D – Latte Dolce tra gruppo e difesa: coperta corta, ma le soluzioni non mancano
Filippo Tortu, corri ragazzo corri
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Sogna ragazzo sogna cantava Vecchioni rivolto ai sognatori, la cui strada è sempre la più difficile. Nel nostro caso la strada è sostituita dalla pista e il sognatore è Filippo Tortu nuovo golden boy dell’atletica italiana. Filippo ha chiare origini sarde ed è erede legittimo di Livio Berruti e Pietro Mennea, gli eroi dell’atletica italiana negli anni Sessanta e Settanta
Il sogno è diventato realtà la scorsa estate quando ha infranto il fatidico muro dei dieci secondi, battendo dopo quarant’anni il record dei 100m che Pietro il Grande stabilì a Città del Messico alle Universiadi del 1979.
9’99’’ recitava il tabellone. Primo italiano e terzo europeo ad infrangere la fatidica barriera che catapulta un velocista nell’Olimpo degli eletti nella specialità regina dell’atletica leggera: quei 100 m così spietati e crudeli che per pochi centesimi decretano al fotofinish vittorie e sconfitte.
100m la risposta ai tanti sacrifici che soprattutto le discipline veloci richiedono: in pochi secondi ci si gioca tutto.
L’impresa era nell’aria: campione europeo under 20 a Grosseto 2017 e vice-campione mondiale under 20 a Bydgoszcz 2016. Filippo inizia a sognare presto. Nato nel capoluogo lombardo da padre di Tempio Pausania inizia a praticare atletica leggera nel 2006, all’età di otto anni.
A 12 anni, nelle categorie prima e seconda media vince il titolo di ragazzo più veloce di Milano e si dedica definitivamente all’atletica allenato dal padre Salvino, ex velocista.
Quando sei venuto alla ribalta, il tuo cognome non poteva mentire, hai chiarissime origini sarde…
Sì, e ne sono molto onorato.
Come sei arrivato all’atletica?
Mio nonno era un velocista, mio padre anche, mio fratello maggiore lo è tuttora e in casa si è sempre parlato di sport e di atletica. Ho provato calcio, basket, sci. Poi mio padre ha capito che avevo delle buone predisposizioni verso la velocità, a me piaceva correre… e il resto è venuto di conseguenza.
Primo italiano e terzo europeo bianco a scendere sotto il muro dei 10 secondi. Una bella soddisfazione.
Straordinaria. Il mio sogno di bambino che si è realizzato.
Che effetto ti ha fatto battere il record dei 100 metri che durava da quasi quarant’anni di un mito come Pietro Mennea?
Mi accostano sempre a Mennea e ne sono ovviamente onorato, ma come ho sempre detto, il mio reale riferimento è Livio Berruti che conosco e stimo particolarmente. Pietro è stato un monumento dell’Atletica Italiana, ho avuto il piacere di conoscere anche lui, ma ero troppo piccolo, ne ho un ricordo un po’ vago. In ogni caso lo considero un mito e spero di poter ottenere almeno una parte di tutti i suoi successi. Per adesso è solo un traino per la mia carriera.
Tutti abbiamo visto il tatuaggio della Sardegna. Ha un significato particolare?
Come ti ho detto amo la Sardegna, mi sono sempre sentito sardo e ora, grazie alla cittadinanza onoraria, posso dire di esserlo!
Stavo per chiedertelo… Raccontaci come è andata?
Tempio Pausania è la città natale di mio padre e ad agosto mi è stata conferita la cittadinanza onoraria.
È stata un’esperienza veramente emozionante, più di una gara importante nella quale riesco sempre a controllare molto bene le mie emozioni. Esserne stato insignito è stato per me un grandissimo onore. Quel giorno ho ricevuto grandi manifestazioni di affetto: dal primo cittadino alle persone che ho incontrato per strada.
Ritorni spesso sull’isola? Raccontaci la tua Sardegna…
Quando sono in Sardegna mi sento nella mia isola felice, il mio posto ideale. Mi piace tutto: la gente, il clima, il cielo, il mare, il cibo… Frequento la Gallura, ma non solo; mi alleno ad Olbia, faccio escursioni e tanto mare. Con la mia famiglia vado a trovare i tanti amici di mio padre e mi piace la zuppa gallurese: un piatto ideale per la dieta di un atleta…!
Gli Europei sono stati un bel banco di prova, ti sei misurato con i più forti del continente. Il prossimo anno ci saranno i Mondiali, ma il sogno di ogni atleta è l’Olimpiade e Tokyo non è poi così lontana…
Ogni gara che affronto è un banco di prova, ma la prima sfida è quella con me stesso. In questo momento non vedo l’ora di tornare a gareggiare; il prossimo anno sarà molto importante, dovrò confermarmi e correrò i 200 metri con l’intento di far bene come nei 100. In ogni caso, i mondiali saranno l’ultimo appuntamento della stagione, a fine settembre, per cui adesso preferisco affrontare un passo alla volta. Ora è il momento di allenarsi molto bene. Il 2020 non è poi così lontano, hai ragione, ma due anni, per me che ne ho 20, non sono poi così pochi!
Corri Filippo, corri!