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Uno, nessuno e centomila
Nel libro di Paolo Manconi il riscatto e la rinascita interiore
Questa è una storia bellissima che è valida per tutti.
Questo è un titolo da recensire e da fare leggere ai nostri figli.
Questo è un uomo che dovete conoscere.
Siamo uno nessuno e centomila. Ognuno di noi può emergere nel bene e nel male dalla propria storia, e poi distinguersi o confondersi, secondo stagioni e destini.
“Io che non sono nessuno” è un libro di oltre centocinquanta pagine, edito dalla Carlo Delfino e diventato caso letterario.
E’ un racconto di caduta ed autodistruzione, smarrimento e ricerca della propria identità sfociata in una scelta di impegno e coraggio, resurrezione e costruzione della propria inalienabile dignità di uomo e cittadino.
Paolo Manconi non ha avuto una vita di baldacchini ed idromassaggi, ristoranti alla carta e business class nei suoi primi cinquant’anni.
Dopo un’infanzia apparentemente normale – la scuola dell’obbligo e la Parrocchia di San Giuseppe dell’indimenticabile Monsignor Masia, padre spirituale di Antonio Segni e Francesco Cossiga – è arrivata la sua adolescenza di “sassarese sognatore e ribelle” che lo ha condotto agli anni delle scelte politiche estreme ed insofferenti al sistema: prima la militanza nelle associazioni giovanili di estrema destra; e poi la virata destabilizzante dell’acerba coscienza fascista verso la breve avventura con i monumenteros sul versante opposto.
Il guelfo divenuto capricciosamente ghibellino si addentra in un sentiero di droga e raggiunge il Carcere di S.Sebastiano con la sua lugubre rotonda, i mesti ritmi scanditi dalle guardie ed una noia assordante.
Il mal di vivere ha toccato il fondo. Non è stata la mancanza di mezzi economici e di educazione familiare, ma la paura di non lasciare un’impronta nella nostra crescita. La scelta di situazioni estreme spesso nasce dalla voglia di autostima.
Da questa dura punizione nasce l’uomo nuovo e redento.
Paolo Manconi diventa così un Operatore di comunità nell’associazione MONDO X di Padre Salvatore Morittu, che induce tanti ragazzi – oppressi dalla tossicodipendenza e reduci dalla detenzione – ad una ferma scelta di recupero e riabilitazione psico-fisica, per ritrovare la buona salute e l’equilibrio interiore.
La ricetta è una ricerca quotidiana di risposte per le giovani anime alla deriva, ed una parallela ricerca di un comportamento responsabile.
Non era tempo di maestri e soloni.
E’ stato il lavoro umile e paziente di uomini che raccontavano a giovani fratelli il proprio errore ed il frutto dell’esperienza.
Il dialogo è stato naturale e felice.
Siamo stati gli operai ed i manovali del cuore, gli artigiani e gli artisti dell’anima, capaci di insegnare, dopo averla imparata noi, una verità fondamentale per l’incontro con l’uomo. Per edificare bisogna sporcarsi le mani, patire e piangere insieme. Siamo stati molto amati, perché considerati testimoni credibili.
E’ uno stralcio dell’ introspezione di Paolo.
Una riflessione profonda ed illuminante di una catarsi da dedicare ai propri ragazzi – nati dall’amore con Sandra, che nel 1991 ha incontrato nell’esperienza fortificante di S’ASPRU e poi sposato – per adottare altri figli da strappare alla viscere del dolore e consegnare alla dolce navigazione della pace e dell’armonia di una lucida coscienza.
Un libro da non perdere.
Ognuno di noi potrebbe sentirsi inutile ed inadeguato in un particolare passaggio del proprio cammino, ed essere tentato dalle scelte più assurde e pericolose per sottrarsi ad un esame adulto della propria anima.
Spalancare le braccia agli altri è una strada. Naturalmente non è la sola, perchè anche le scelte individuali e silenziose, l’arte e la ricerca di una spiritualità meno superficiale sono strumenti validi di rinnovamento ed esplorazione meticolosa della propria natura.
Ma gli altri sono un universo straordinario. Nei loro occhi disperati abitano i nostri occhi smarriti di ieri. I loro errori e le paure sono pagine del nostro diario, che abbiamo sfogliato e qualche volta vigliaccamente gettato nei cassetti dell’indifferenza.
Paolo Manconi – che nei giorni amari della reclusione era quasi un numero – ora è diventato qualcuno: un marito ed un padre, un educatore ed uno scrittore che schiude la propria storia forte ed emozionante alla sua città.
Erano anni di sciocche guerre e drammatica violenza, ideali ciechi e lento deterioramento di antichi modelli della scuola e della famiglia, della politica e della vita sentimentale, del lavoro e del sindacato.
Era una rivoluzione.
Oggi Paolo può osservare con malinconica ironia all’esaltato ragazzo che era tanto tempo fa.
Qualcosa di quel ribelle è rimasto.
Ha scritto il suo libro in nove mesi clandestini.
Non l’ha detto a nessuno.
Andrea Loi
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