Scherma – Orgoglio CUS Cagliari: il fioretto maschile va in B1

23 anni fa ci lasciava, all’età di 70 anni, la bandiera della Torres che dà il nome allo Stadio di Sassari: un simbolo del calcio sardo, da Alghero ai rossoblù, passando per Cagliari dove sfiorò la Serie A. Il nostro omaggio per un simbolo del calcio sardo
SASSARI – Sei mesi fa ci ha lasciato Gigi Riva, colui che per i sardi (e non solo) è considerato uno dei simboli per eccellenza del calcio isolano e italiano. Un’autentica bandiera del nostro sport, un pilastro del Cagliari e un gentiluomo d’altri tempi. Era doveroso che la Sardegna intera gli rendesse omaggio e che il futuro stadio debba portare il suo nome. Allo stesso modo, Sassari 23 anni fa perse quel che fu il suo simbolo per anni, che rifiutò il passaggio alla Lazio per restare nella sua terra, divenendo miglior giovane della Serie D coi rossoblù, per poi sfiorare la promozione in Serie A a Cagliari, per poi diventare tecnico della Nuorese, dove ebbe l’onore di svezzare il futuro campione Gianfranco Zola. Da allora lo stadio di Sassari porta il suo nome.
Una promessa algherese
Vanni Sanna nasce ad Alghero nel 1931, lì dove tirerà i primi calci al pallone. Il suo primo campionato “agonistico” fu il torneo di Prima Divisione del 1948-49: l’esordio è promettente, nella stagione seguente disputa un gran campionato con prestazioni di altissimo livello. Talmente alto che la Torres, all’epoca militante in Promozione Sardegna, lo osservò parecchio, fino ad aggiudicarselo per la cifra di 250.000 delle vecchie lire. Gli osservatori, i talent scout dell’epoca, ci videro bene: quanto fatto nella Riviera del Corallo Vanni lo ripeté tra le mura di quello che, all’epoca, si chiamava Acquedotto. Le sue giocate varranno la storica promozione in Serie D, ottenuta grazie al terzo posto nel campionato (considerare che, all’epoca, non esisteva il campionato di Eccellenza). Il catalano non risentì del salto di categoria, anzi, ne sentì… in positivo: nella IV serie del calcio italiano si mise in mostra come uno dei migliori giovani di tutto il campionato, per tutto l’autunno e l’inverno del 1952.

Un anno infuocato: il 1953
Una sorta di svolta alla sua carriera arrivò l’anno dopo, quando i rossoblù giocarono un’amichevole a Roma contro la Lazio. Siamo agli inizi del 1953, la formazione rossoblù è impegnata in un periodo di preparazione invernale nella regione della capitale (dove gioca contro il Civitavecchia) ed a Prato. In una partita contro i capitolini che i sassaresi persero 6-1, Sanna fu una delle poche note positive in campo. Una sorta di provino, dunque, che lascia ipotizzare un trasferimento del giocatore a fine stagione. L’operazione sarebbe fallita se i biancocelesti non avessero potuto permettersi il giocatore a causa del prezzo. A tal proposito, la Lazio dai rossoblù ottenne il diritto di opzione, ma a sfumare i sogni di gloria dei biancocelesti ci si mise il Cagliari a fine stagione. Il desiderio dei rossoblù del capo di sotto (all’epoca bianchi con lo stemma dei 4 mori) matura nel mese febbraio, quando durante una partita interna con il Montevecchio sigilla una doppietta che sancisce la vittoria della sua squadra e lo consacra come mezzala destra più ambita. L’operazione di cessione al Cagliari potrebbe avvenire con uno scambio, per cui la squadra del capoluogo dovrebbe cedere ai logudoresi Motta, Dini e Avedano. I tre giocatori, però, non son d’accordo sul trasferimento: non vogliono retrocedere di categoria, l’affare Sanna per il Cagliari potrebbe svanire, anche perché il presidente della Marzotto, squadra che militava in Serie B coi sardi, offre 12 milioni di lire. Vanni e il presidente torresino rifiutano l’affare, finché il Cagliari non rilancia, offrendo 12 milioni totali (11 per il club sassarese e 1 per il giocatore) in luogo dei 3 calciatori.

Promozione sfiorata
Il giocatore è all’apice della sua carriera, in Serie B trova Allasio con cui disputa una stagione super. Diciamo solamente che alla sua prima stagione nel capoluogo sfiora la promozione storica in Serie A, mancata solo allo spareggio contro la Pro Patria, giocato a Roma. Un match che segnerà una svolta negativa nella sua carriera, non tanto perché quello spareggio ancora reca l’ombra pesante di una combine, ma perché nel capoluogo fatica a imporsi. Nonostante 91 incontri e 12 gol, a Cagliari Vanni fatica a imporsi, l’ascesa di Riva e Silvestri gli toglie spazio, e così dopo 5 stagioni, prima che i sardi salissero in Serie A nel 1952-1953, la mezzala torna a Sassari per una stagione. Non sembra ormai più quel giocatore che stupiva con giocate spettacolari, i sassaresi lo cedono dopo un anno a Novara (dove disputerà 5 anni tra B e C), prima di continuare la carriera nella sua Alghero fino al suo ritiro nel 1965.
Allenatore e talent scout
Bandiera della Torres perché, dal 1970 al 1992, anno del suo definitivo pensionamento, allenò i sassaresi in in ben 4 occasioni. Solo 4 anni stette via da Sassari: tra il 1984 e il 1985, dove allenò la Nuorese dell’astro nascente Gianfranco Zola, altro elemento di spicco del calcio sardo, e la mina vagante Tempio tra il 1986 e il 1988, avviandone la sua ascesa fino alla Serie C2. Conclusa la sua esperienza sui campi con la vittoria della Fase Interregionale della Coppa Italia Dilettanti (con la Torres, ndr), Vanni si spense il 6 luglio del 2001. Giusto intitolargli lo stadio cittadino, ex Acquedotto, per l’esempio di stile, di umiltà, e per le sue giocate che, oggi, farebbero invidia a molti fenomeni.
Leggi le altre notizie su www.cityandcity.it