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2015-2023: otto anni fa la Sardegna festeggiava lo scudetto della Dinamo dei miracoli
Il tricolore della Dinamo Sassari: tu chiamale se vuoi… Emozioni
Le avvisaglie che non sarebbe stata una stagione come le altre c’erano già state nella serie di semifinale playoff. La blasonata Milano non è mai stata un’avversaria come le altre e sarebbe diventata negli anni la rivale storica del Banco. Le 7 partite con i meneghini rimangono un unicum per intensità e incertezza nella storia del basket italico con la perla della decisiva gara 7 e lo spauracchio del Forum. A pochi secondi dalla fine dell’overtime, la “certezza” di potersi giocare lo scudetto con un rapido calcolo matematico: il +5 (con i due liberi di Sacchetti a segno dopo il tiro dall’arco di Gentile finito sul ferro) a 7 secondi e spiccioli dalla sirena garantiva almeno due possessi di vantaggio. Fu un assioma che gli sportivi dal sangue biancoblu non potranno mai dimenticare.
Fotografie rimaste scolpite nella memoria dei tifosi non solo sassaresi; una squadra che può dire di essersi fregiata del non facile compito di unire sotto lo stesso vessillo tutti gli sportivi sardi. Quello che fece la Dinamo 2014-2015 guidata in panchina da Meo Sacchetti. Ma le emozioni di quel giugno di otto anni fa non finirono con quella estenuante serie di semifinale. Reggio Emilia che aveva avuto la meglio su Venezia dopo gara 7 nell’altra semifinale e col fattore campo contro, era la compagine che divideva gli uomini del presidente Stefano Sardara da qualcosa di storico paragonabile solo allo Scudetto del Cagliari del 1970. L’ultimo ostacolo che divideva da un sogno, impensabile solo 5 anni prima quando i biancoblu approdarono alla massima serie dopo la vittoria dei Playoff contro Veroli. Una promozione che pareva già quella uno scudetto.
Ma torniamo a quella serie di finale con Reggio Emilia, iniziata a dire la verità in salita: due perentorie sconfitte in Emilia che mettevano nelle condizioni Vanuzzo & Co. di rincorrere da subito la corazzata di coach Menetti che potenzialmente poteva chiudere, viste le premesse, il discorso scudetto già in Sardegna. Il fattore psicologico nel basket ha una valenza spesso determinante ma i biancoblu rimettono le cose a posto chiudendo con autorità entrambe le gare e procrastinando le ambizioni di Della Valle e Cinciarini : la serie tornava in parità. Si torna a Reggio per gara 5 e ancora fattore campo rispettato; da copione si rimbalza di nuovo a Sassari per gara 6 quella che può dare potenzialmente il tricolore ai reggiani. Not in my House è l’imperativo. Il fattore campo è stato amico e i numeri contano; la statistica dice che in tutta la serie dei Playoff la Dinamo ha perso in casa solo gara 6 di semifinale con Milano.
Quello a cui assisterà il pubblico del Palasserradimigni il 24 giugno 2015 rimarrà scolpito nella memoria e ancora oggi si parla di quella sfida come la madre ti tutte le partite, la sliding door della Dinamo. Match combattuto vissuto col cuore in gola in ogni istante e col brivido del tiro-scudetto di Cinciarini che danza sul ferro proprio sulla sirena; si va al primo overtime sul 78-78. Ce ne sarà un secondo e un terzo. La partita durerà 3 ore, i muscoli e la forza di Dyson e Logan saranno gli ultimi a cedere. A due minuti dalla sirena del secondo overtime Reggio va avanti 83-84 e palla in mano. A 1’29 Jeff Brooks riporta in parità la sfida.
Ma è col successivo possesso, dopo la devastante bomba di Polonara e la successiva (suicida!) palla persa del Banco che permette a Kaukėnas di mettere a referto il + 5 e di chiudere virtualmente partita e scudetto. Tutto finito? No! A 48 secondi dalla sirena era lecito pensarlo anche se il basket ci ha abituato a rapidi capovolgimenti di fronte. È qui, da questo momento in poi che si entra nel mistico: timeout Dinamo, palla a Logan che di tabella segna una tripla e riaccende le speranze. Si riapre tutto. Per l’ennesima volta: Della Valle toglie il respiro alla carica dei 5.000+ ma sbaglia (anche lui!) il tiro dello scudetto. Sanders prende un rimbalzo decisivo e consegna la palla a Jerome Dyson che tergiversa fino a 8 secondi dalla fine («Tiraaa!» gli urlano dagli spalti) quando parte e schiaccia il canestro della vita e della nuova parità, un Palas in fibrillazione esplode in un boato di gioia. La Dinamo vincerà al terzo overtime 115-108 un match considerato il più bello dei playoff e di tutta la stagione. Si andrà a gara 7. A Reggio Emilia succederà di tutto: lo svantaggio abissale nel primo quarto, il lento recupero, la speranza, Sosa che arriva al ‘contatto’ con un tifoso, gli ultimi secondi palpitanti che separavano dall’impresa vissuti col fiato sospeso, la gioia incontenibile dopo il tiro fuori misura dell’ex Drake Diener (pensateci, una beffa atroce). «Non è possibile, siamo campioni d’Italia». Può iniziare la festa che colora Sassari di bianco e di blu.
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