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Sassari si mette a nudo
Il nuovo romanzo di Gianni Tetti: «La mia città è una madre, mi dà sicurezza»
Un’apnea per nulla statica che smarrisce. Lo senti fremere fra le mani Grande Nudo, terza fatica letteraria dello scrittore sassarese Gianni Tetti, le pagine scorrono via seguite senza sosta dai movimenti dell’occhio. Il cervello scorge e riconosce luoghi noti sotto la coltre che ricopre una Sassari post apocalittica. Una Sassari che, strana, emerge da uno specchio deforme, ma che è sempre Sassari. Grande Nudo, edizioni Neo, è un romanzo, l’ultimo del “triangolo del vento” che comprende anche I Cani là fuori (2009) e Mette Pioggia (2014).
Grande Nudo è libro più oscuro, spietato e conturbante di Gianni Tetti. Pagine che nel creare un senso di fastidiosa dipendenza, avvolgono accarezzando sino a stritolare il sentito di chi legge. Perché la tastiera di Gianni Tetti, animata da ciò che circonda il suo scrivere, ispirata dalla lettura e dalla musica che immancabile accompagna il nascere e svilupparsi delle sue opere, ha il potere di inserirsi come ago sotto la pelle iniettando massicce dosi di emozione intensa, scomoda, forte, pressante. Viva.
Come nasce Grande Nudo?
«Avete presente Matrix? Pillola blu o pillola rossa. A un certo punto ho preso la pillola rossa e ho visto quanto è profonda la tana del Bianconiglio. È successa una cosa del genere. Chissà se mi ricapiterà più». Nulla di lisergico, creatività nuda e cruda. Grande Nudo si è presentato a Sassari – anteprima assoluta – alle Messaggerie Sarde. Quindi Cagliari alla nuova Ubik, Alghero alla libreria Cyrano e Porto Torres alla libreria Koinè Ubik. Nel mezzo la partecipazione alla 15^ edizione della prestigiosa Fiera Nazionale della Editoria indipendente Più libri più liberi, non certo ultima fra le tappe di un tour che porterà Grande Nudo in giro per la penisola, e per l’intera isola.
Ma cos’è Grande Nudo?
Grande Nudo è la narrazione di un’umanità senza scampo, preda di se stessa. C’è Sassari e c’è una riscossa degli ultimi che parte da una Sardegna infetta, isola/mondo in cui i cani governano e un pescatore affetto dal morbo guida un’orda stracciata verso la terra promessa. C’è un finale imprevedibile, colpi di scena, un’avventura vissuta da personaggi che non si dimenticano. Non c’è alcuna speranza nella misericordia umana. C’è però una possibilità, una sola. È scritta nel vento e porta un nome: Maria. «Sassari è una madre, mi dà sicurezza, così riesco a muovermi bene. Se dovessi scrivere un romanzo di fantascienza ambientato dentro un’astronave, quella astronave sarebbe Sassari. Se dovessi scrivere un western, con la gente a cavallo, comunque quel posto sarebbe Sassari. Ricordo, quando avevo forse 18 anni, di aver seguito la presentazione di un libro di Marcello Fois. A una domanda sull’ambientazione aveva risposto: il primo consiglio che potrei dare a un aspirante scrittore è quello di guardare le cose che ha di fronte. Penso sia molto più onesto che io ambienti i miei romanzi nella mia città. Perché è una città che conosco, dove mi sento sicuro. Una città che adoro e posso anche deformare tranquillamente».
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